Sardegna da fiaba, tra incanto e meraviglia
Il netto calo delle temperature degli scorsi giorni, ha sorpreso e demoralizzato un po’ tutti coloro che hanno deciso di partire per le vacanze estive proprio in questo periodo. Ma il tempo sembra essere dalla vostra, ed il sole caldo è tornato a splendere un po’ in tutte le regioni del nostro bel Paese, soprattutto in Sardegna, la quale si è riconfermata senza alcun dubbio, anche quest’anno la meta preferita degli italiani e soprattutto di voi Happy Agers.
Come ormai saprete, la Sardegna non è solo mare e giornate in spiaggia. In particolare, come già fatto presente in uno dei nostri precedenti articoli, (cose da vedere in Sardegna oltre al mare) questa meravigliosa isola offre davvero tanto. Siamo partiti insieme per un interessantissimo viaggio virtuale alla scoperta di borghi e città caratteristiche, antichi siti archeologici, gioielli incastonati nella montagna e natura incontaminata.
Ma siccome, non si smette mai di fare nuove scoperte, ecco cos’altro fare e vedere in Sardegna in caso di brutto tempo.
Oggi care e cari Happy Agers, vi porteremo alla scoperta di altre interessantissime chicche che in pochi conoscono o scelgono di visitare.
Posti poco conosciuti in Sardegna
Ed allora, non resta che armarvi di scarpe da tennis, acqua, macchina fotografica e perché non si sa mai, anche di un ombrellino per partire alla scoperta di alcuni posti poco conosciuti in Sardegna.
Aggius, il paese delle porte dipinte
Il primo dei posti poco conosciuti in Sardegna è Aggius, un piccolo comune situato nel cuore della Gallura, di appena 1500 abitanti.
Noterete immediatamente le sue modeste dimensioni, infatti, qui ad Aggius le strade sono piuttosto strette e contornate da graziose casette fatte di pietra granitica.
Nonostante sia poco conosciuto e piuttosto piccolo, gli abitanti del posto hanno fatto di questo carinissimo borghetto sardo, un luogo che accoglie i proprio viaggiatori facendoli sentire parte integrante di una comunità, cercando inoltre, di trasmettere loro quelle che sono le proprie tradizioni, la propria storia e la propria cultura, avendo sempre come filo conduttore la sostenibilità.
Una meta slow che abbiamo molto amato.
Non a caso, ha ricevuto nel 2005 da parte del Touring Club Italiano, il riconoscimento Bandiera Arancione per il suo centro storico, il contesto ambientale e l’efficienza dei servizi turistici.
Oltre al suo dedalo di vie, ad Aggius ci sono ben due musei:
- il museo del Banditismo, il quale racconta la storia del comune come centro dei banditi galluresi dal Cinquecento all’Ottocento.
- il Museo Etnografico più grande della Sardegna, ricco di storia e tradizioni popolari.
Ma Aggius è noto per le sue porte dipinte. Delle vere e proprie opere d’arte, tutte diverse, dipinte sia con colori accesi, sia con colori più sobri come il bianco e il nero. Ritraggono disegni realistici, tradizionali o forme geometriche. Fotografatene più che potete e scegliete la vostra preferita.
La Roccia dell’Elefante
Restiamo sempre nel nord dell’isola ed è proprio qui che si trova la Roccia dell’Elefante. Questo non si può dire che sia proprio uno dei posti poco conosciuti della Sardegna, ma piuttosto, con le belle giornate i viaggiatori, amanti del mare, preferiscono trascorrere il tempo in spiaggia.
Una volta giunti al suo cospetto resterete davvero meravigliati e quasi increduli: i suoi contorni delineano perfettamente la forma del famoso pachiderma.
Ma come si è formata?
Si tratta di una roccia di trachite color ruggine, staccatasi in antichità dal massiccio di monte Castellazzu e rotolata giù sino a valle. Gli agenti atmosferici hanno poi fatto il resto, ovvero, l’hanno levigata e modellata fino ad assumere la forma attuale, che sembra ritrarre un elefante in posizione seduta.
Dove si trova?
Si trova precisamente a circa 4 km da Castelsardo, impossibile non notarlo: primo peché si trova sul ciglio della strada, secondo, per via delle sue dimensioni.
Una volta giunti al suo cospetto scoprirete anche che costudisce due domus de Janas, scavate su livelli differenti, probabilmente nel Neolitico finale (3200-2800 a.C.).
La sfinge della Gallura
Un suggestivo e imponente monolite di pietra dalla forma suggestiva, poco lontano da Arzachena. Alto circa dieci metri e lungo quindici, c’è ancora un alone di mistero sulle sue origini.
Ma quella dell’elefante non è l’unica opera mastodontica creata dalla forza della natura. Ed anche se sembra essere scolpita dalle mani sapienti dell’uomo, in realtà è una conformazione rocciosa formatasi spontaneamente e levigata dal tempo e dagli agenti atmosferici. Stiamo parlando della Sfinge della Gallura, ad Arzachena un comune che si trova a nord-est della Sardegna, nella zona appunto della Gallura. Quando vi troverete al suo cospetto non un monolite alto quasi 10 metri e lungo 15.
Questo sfinge che ricorda quelle egizie, è oggetto di una leggenda piuttosto particolare. Si racconta che il suo viso raffigura quello di “zio Maltinu”, un pastore del posto ritrovato senza vita ai piedi della sfinge.
Da allora si narra che la roccia custodisca lo spirito del pastore.
Sedini, il borgo nella roccia
Dopo aver ammirato e fotografato la roccia dell’Elefante e la sfinge della Gallura, è arrivato il momento di proseguire il nostro tour in Sardegna alla scoperta dei luoghi poco conosciuti delle Sardegna. Ci dirigiamo a Sedini, un piccolo comune italiano di 1 229 abitanti sempre della provincia di Sassari.
Questo è davvero un luogo degno di nota, un luogo particolare e dal fascino preistorico. Dovete sapere, cari amici, che in questo borghetto sardo, vi sono ancora delle antichissime case ricavate nella roccia di un altopiano, a circa 350 metri d’altezza, il tutto contornate dallo splendido scenario delle colline e dal mare del golfo dell’Asinara.
Uno dei simboli di Sedini, nonché una delle testimonianze più autentiche del passato preistorico che hanno contrassegnato il paese è la Domus de Janas, nota come ‘la cattedrale delle domus de Janas’. Si tratta di una roccia, dalle dimensioni mastodontiche, realizzata all’interno di un masso completamente in superficie, l’unica situata nel centro storico di Sedini.
Dove si trova la Domus de Janas
In passato la grotta è stata utilizzata per diverse funzioni: come prigione, negozio, luogo di ricovero degli animali ed anche come abitazione, nella quale veniva acceso anche un piccolo focolaio per riscaldare l’ambiente. Oggi, infatti, è possibile notare il soffitto annerito proprio dal fumo.
Attualmente la casa ospita i il Museo Etnografico diviso in due diversi tipi di abitazioni: da una parte ritroviamo un’abitazione piuttosto modesta, mentre, dall’altra un’abitazione arredata con mobili e suppelletteli tipici del periodo, nota quest’area della grotta, è stata abitata da una famiglia benestante
Infine, dal piano terra è possibile accedere ad alcune celle sepolcrali più antiche.
Villaggio di San Salvatore di Sinis
Un altro luogo da visitare in Sardegna in caso di brutto tempo è sicuramente il villaggio di San Salvatore di Sinis. Questa è una di quelle mete che tutti gli amanti del cinema non possono assolutamente perdere. Vediamo perché!
Il Villaggio di San Salvatore di Sinis, bellissimo borghetto di origine medievale, situato nella Sardegna centro-occidentale, vicino a Oristano, in un’area sacra sin da età nuragica è diventato nel tempo un noto luogo di culto, ma soprattutto, negli anni 60, noto set cinematografico del western all’italiana.
Questo per via della particolare costruzione delle sue case che ricordano molto i paesaggi tipici americani di frontiera. Il villaggio ha così attirato la curiosità e l’attenzione di diversi produttori cinematografici, i quali hanno affittato il borgo, facendolo diventare a tutti gli effetti set cinematografico.
Qui sono stati girati ad esempio film come ‘Giarrettiera Colt’ (1968).
L’aria che si respira qui, passeggiando tra le stradine quasi disabitate di San Salvatore è davvero molto particolare, e da un momento all’altro, vi sembrerà di dover incontrare dei cowboy in sella ai loro cavalli.
Gairo il paese fantasma
Ma proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta di altri luoghi sconosciuti da vedere in Sardegna.
Se il Villaggio di San Salvatore di Sinis, è quasi disabitato, vi porteremo ora a Gairo vecchio, un vero e proprio paesino fantasma arroccato fra le montagne nei pressi dell’Ogliastra.
Il tempo al Gairo si è davvero fermato. Passeggiando tra le sue stradine deserte e silenziose, lo stato di abbandono e l’incuria dato dal tempo che scorre, vi sembrerà di tornare indietro di parecchi decenni. Ma è proprio il suo stato e la sua storia a rendere questo antico paese così affascinante.
Ma perché Gairo è stato abbandonato?
Partiamo col dire che il nome gairo significa ‘terra che scorre’. Il nome non sembra del tutto casuale. Il borgo, infatti, è stato da sempre oggetto di tragiche vicende, iniziate a fine XIX secolo, proprio a causa dell’instabilità del suolo su cui sorge.
Ed è proprio per via della sua posizione, che il paese è stato pian piano abbandonato. Le numerose frane e smottamenti che coinvolsero il paese, resero il Gairo un luogo sempre meno sicuro per i suoi abitanti. A rendere ancora più precaria la situazione, fu una tempesta di pioggia e vento abbattutasi sul nucleo originario di Gairo, ininterrottamente per ben cinque giorni.
Le vie si trasformarono in incessanti torrenti che fecero crollare il terreno verso valle. Da questo episodio, il borgo iniziò così inevitabilmente a decimarsi.
I suoi abitanti si trasferirono presso quello che è l’attuale Gairo Sant’Elena, costruita varie decine di metri più a monte, oppure, presso la frazione di Gairo Taquisara, una borgata situata ancora più a valle.
Quel che resta del paese messo alla prova dagli eventi e dalla forza bruta della montagna, sono alcune costruzioni che con forza e tenacia restano ancora in piedi.
Costruzioni realizzate in granito e scisto, legati da fango o malta di calce e sabbia. La calce era prodotta in un forno attivo fino a pochi decenni fa, situato dove poi è sorta la frazione Taquisara. Su alcune case vi sono ancora i balconi realizzati in ferro battuto, inoltre, non potrete fare a meno di scorgere, dalle finestre e dalle porte socchiuse o distrutte dal tempo e dalle intemperie, l’interno delle abitazioni, caratterizzate da caminetti, scale e pareti intonacate dipinte d’azzurro. Chissà come si svolgeva la vita a quei tempi?
Il trenino verde
Proseguiamo ora la nostra corsa, a bordo del Trenino Verde, una locomotiva storica del secolo 19° secolo ancora oggi in attività, che al suo interno conserva ancora la sua forma originale e il suo fascino d’epoca. Il trenino conduce i suoi viaggiatori in alcuni dei luoghi più belli della Sardegna. Il percorso è suggestivo e davvero unico, e vi condurrà alla scoperta di scenari unici. Tra campi di ulivi, filari di fichi, montagne, il paesaggio lunare della valle di Taquisara e scorci delle splendida costa nei pressi di Arbatax. I passeggiari tra una fermata e l’altra avranno inoltre modo ed il tempo per visitare i diversi luoghi d’interesse.
Siamo arrivati solo per oggi al capolinea, di questo nostro viaggio alla scoperta dei luoghi poco conosciuti della Sardegna. E voi ne conoscete altri? Fatecelo sapere come sempre nei commenti.
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