Giornata Internazionale del Caffè: alla scoperta dei caffè più famosi d’Italia

Giornata Internazionale del Caffè: alcune chicche per gustare i caffè più caratteristici d’Italia

caffè napoletano

Giornata Internazionale del Caffè: alcune chicche per gustare i caffè più caratteristici d’Italia

Giornata Internazionale del Caffè

Buongiorno Happy Agers, siete già tutti svegli? Beh, è il caso proprio di dirlo, non è mattina senza caffè. Ed allora cosa ne dite di iniziare la giornata, come direbbero i nostri amici napoletani, con una bella “tazzulella e’ cafè”?

Ed è proprio al re delle bevande che vogliamo dedicare l’articolo di oggi. Per coloro che lo avessero dimenticato, il 1°ottobre è la “Giornata Internazionale del Caffè” ed anche noi vogliamo cogliere l’occasione per celebrarlo. Come? Beh, attraverso un viaggio itinerante alla ricerca dei caffè più caratteristici d’Italia.

Gli italiani sono grandi consumatori di caffè, sono in media 175 i caffè e i cappuccini serviti ogni giorno in un bar italiano.

Chi lo chiede lungo, corto, doppio, macchiato, decaffeinato, ristretto, corretto. Ancora, chi lo preferisce in tazza, chi in vetro, chi fatto dalla moka, chi dalla macchinetta, chi lo prende a casa e chi solo al bar.

Vi sono, inoltre, delle regioni, o meglio delle città, che hanno saputo fare del caffè un vero e proprio tratto caratteristico.

Ma prima di scoprire i caffè più conosciuti e caratteristici della nostra penisola, cerchiamo di capire quando il caffe è arrivato in Italia.

Storia del caffè in Italia

Secondo alcune testimonianze il caffè non fece immediatamente tappa a Napoli, ma sarebbe arrivato in Italia nel 1570 a Venezia, grazie al padovano Prospero Alpino, il quale portò alcuni sacchi di caffè di ritorno da uno dei suoi viaggi dall’Oriente.

La prima bottega italiana di caffè venne aperta nel 1683 proprio nella città della Serenissima, in Piazza San Marco. Nel giro di un secolo se ne potevano contare già più di duecento.

A Napoli, invece, il culto dell’oro nero si diffuse più avanti.

E come è ben noto, è proprio Napoli la capitale indiscussa del buon caffè. Il caffè a Napoli è un rituale. Ma quando è arrivato il caffè nella città partenopea?

Giornata Internazionale del Caffè: il caffè di Napoli

Ci dilungheremo un pochino nel raccontarvi la storia del caffè a Napoli. Sarà un viaggio nel passato fatto di vicende davvero molto interessanti, ma d’altronde sapete bene che “Napoli non si può raccontare in poche parole”. Ma veniamo a noi, sono diverse le storie che racconterebbero come il caffè sia arrivato a Napoli e perché sia diventano un culto. Ma iniziamo col raccontarvi la prima.

Si dice che sia stato merito di Maria Carolina D’Asburgo, la quale, dopo aver sposato il re Ferdinando IV di Borbone nel 1768, decise di introdurre a corte l’usanza del caffè, già nota a Vienna.

Pare, però, che inizialmente la bevanda, non abbia fatto immediatamente breccia nel cuore dei napoletani. In realtà si racconta che in tempi non sospetti, il caffè fosse già noto nella città partenopea, ma a causa del suo colore nero si pensava che portasse male (la Chiesa la riteneva addirittura la bevanda del diavolo).  

Fu poi nel 1771, grazie ad un ballo dato alla Reggia di Caserta che il caffè iniziò, invece, ad essere servito probabilmente da quelli che, furono i primi baristi: nacque così, il primo Caffè del Regno di Napoli.

La giovanissima regina viennese, insieme al caffè, portò a corte anche il kipferl, ovvero, il classico cornetto, così come lo chiamano nel sud Italia. Un’accoppiata vincente quella del caffè con il croissant consigliata dalla sorella Maria Antonietta di Francia.

Fu da quel momento in poi che il caffè diventò una prerogativa della città di Napoli, la quale, grazie all’utilizzo di una particolare tipo di tostatura dei chicchi, riuscì a dare al caffè quel particolare aroma e sapore intenso che oggi tutti noi conosciamo.

La storia epistolare del caffè

Un’altra storia che merita  di essere raccontata in questa giornata istituita per celebrare il caffè è sicuramente quella dedicata all’arrivo del caffè a Napoli, è quella che vede come protagonista il musicologo Pietro Della Valle, di origine romana ma napoletano d’adozione.

Secondo la leggenda, nel 1614, Della Valle abbandonò Roma a causa di una delusione amorosa stabilendosi a Napoli. In seguito decise di partire alla volta della Terra Santa, Terra dove trovò ancora una volta l’amore.

Qui, Della Valle decise di restarci per altri 12 anni. In tutti quegli anni, il musicista rimase comunque in contatto epistolare con alcuni suoi amici napoletani.

In una delle tante lettere, raccontava di una particolare bevanda detta “kahve”: “un liquido profumato che veniva fuori da bricchi posti sul fuoco, e versato in piccole scodelle di porcellana, continuamente svuotate (e riempite) durante le conversazioni che seguivano il pasto”. Si racconta che, al suo ritorno, il giovane portò il kahve (caffè) a Napoli. 

Quale delle storie raccontate sia vera, non ci è dato saperlo. Tuttavia, è certo che il caffè iniziò a diffondersi e ad essere apprezzato dai napoletani solo agli inizi dell”800. In quel periodo dei caffettieri ambulanti percorrevano ed animavano i vicoli di Napoli con le loro grida festose.

Erano muniti di due recipienti, uno di caffè e uno di latte, con un cesto pieno di tazze e zucchero, per offrire una colazione veloce ai napoletani più affrettati.

Oggi, purtroppo, quei carrettini ambulanti non si vedono più, ma il caffè, come due secoli fa, rimane un rito “sacro” per tutti i napoletani. 

Dopo avervi raccontato la storia del caffè in Italia, vediamo ora come si prende il caffè a Napoli.

Come si prende il caffè a Napoli

Se siete in vacanza a Napoli e desiderate prendere il caffè come un vero Napoletano, è necessario allora seguire delle regole:

  • Salutare il personale del bar, sia quando entrate sia quando uscite dal bar.
  • Il caffè per una pausa veloce si consuma al banco.
  • Il caffè a Napoli viene sempre servito con un bicchiere d’acqua da bere prima, in modo da preparare la bocca al caffè.
  • Il caffè viene servito amaro.
  • Il caffè napoletano viene rigorosamente servito in una tazzina di porcellana calda.
  • Lasciare un caffè sospeso, un gesto molto nobile che consiste nel lasciare un caffè pagato per i meno fortunati.

Il caffè napoletano è denso quasi come il cioccolato e viene ancora fatto con le macchine a leva. Sarà questo il segreto di tanto successo?

Prima di cambiare città, vi consigliamo di assaggiare anche il “caffè del nonno” anche questa, una specialità tipica della città di Napoli. Si tratta di caffè espresso, panna e crema di nocciole.

Il caffè leccese

Continuiamo ora il nostro viaggio itinerante per celebrare la Giornata Internazionale del caffè, andando alla scoperta di altri dei caffè più particolari d’Italia.

Ci spostiamo in Salento per ordinare un bel caffè leccese. Il classico risveglio salentino consiste proprio nel prendere il caffè con ghiaccio e latte di mandorla.

Il caffè leccese è una vera e propria tradizione e pare che il caffè in ghiaccio, così come lo conosciamo in tutta Italia, sia nata proprio a Lecce.

Molto tempo fa, la gente non avendo la possibilità di avere del ghiaccio sempre pronto in casa, per prendere un caffè freschissimo, era solita recarsi in un bar di Lecce che invece disponeva sempre di ghiaccio picconato al momento.

 I frammenti del ghiaccio rinfrescavano immediatamente il caffè, senza alterarne l’aroma originale. Il caffè originale leccese prevede l’aggiunta di latte di mandorla, che andrà a sostituire lo zucchero, rendendo il gusto di questo caffè unico.

Il caffè nero di Trieste

Finito il nostro tour salentino, per ricordare la giornata internazionale del caffè ci spostiamo ora nel nord Italia. Siamo giunti a Trieste, dove anche qui la tradizione del caffè fa da padrona. È il caso però di prendere appunti perché, ordinare un caffè a Trieste non è scontato.

Innanzi tutto il caffè nei bar di Trieste si chiama “nero”. Ma questo non è l’unica differenza. Non pensate di entrare in un bar di Trieste e di chiedere semplicemente: “un caffè”, perché vi verrà immediatamente chiesto: “come lo vuole?”

Questo perché la terminologia utilizzata per indicare un determinato tipo di caffè si discosta molto rispetto al resto d’Italia. 

caffè trieste

Vi forniamo di seguito una leggenda che può chiarirvi le idee:

Innanzitutto il classico “cappuccino”, a Trieste non esiste. Vi è invece “il caffellatte” ossia un cappuccino senza schiuma.

Per ordinare un caffè macchiato bisogna, invece, chiedere “un cappuccino” perché, il “caffè macchiato”, consiste in un caffè ristretto con il bricco di latte a parte.

Se andate a Trieste per la prima volta ed entrate in un bar, sentirete sicuramente chiedere “un capo in bì”, ovvero, un cappuccino servito al bicchiere, oppure un “gocciato”, ossia un caffè con una goccia di schiuma. Se, invece, lo desiderate decaffeinato, allora dovrete ordinare “un deca capo in bì”.

Non solo a Napoli, dunque, anche a Trieste il caffè è un vero culto.

Nel 1719 essendo Trieste proclamata “porto franco” le prime navi cariche di caffè verde, provenienti dall’impero ottomano, attraccarono lì.

Così, già verso la fine dell’800, a Trieste vi era una vera e propria economia basata esclusivamente sul caffè. Basti pensare che nella città della bora, vi erano quasi 70 ditte di importazione e commercio e tantissime botteghe del caffè.

Ed è proprio tra i caffè di Trieste che personaggi e scrittori illustri del calibro di Italo Svevo hanno trascorso la propria pausa giornaliera.

Se bazzicate per Trieste, vi consigliamo di visitare l’Antico Caffè San Marco dove il tempo sembra essersi fermato. Qui ritroverete gli stessi arredi, gli stessi tavolini, esattamente come nel 1914.

Il caffè con la vista migliore è invece il Caffè degli Specchi con l’affaccio sulla Piazza dell’Unità d’Italia unica piazza aperta sul mare dell’Alto Adriatico.

Abbiamo voluto citare i caffé più caratteristici, ma ci sono anche altri caffè come ad esempio il bicerin di Torino.

Avete ragione, forse abbiamo bevuto troppi caffè ma, in occasione della Giornata Internazionale del caffè, abbiamo fatto un eccezione.

E voi, quante tazzine di caffè bevete al giorno?

Bere caffè con moderazione può aiutarti a prevenire diverse patologie. Non tutti sanno, infatti, che il caffè contiene tutta una serie di nutrienti utili all’organismo come la vitamina B3, la vitamina B2,il magnesio, il potassio e vari composti fenolici o antiossidanti.

Il caffè, dunque, può aiutare a:

  • Proteggere l’organismo dal diabete di tipo 2;
  • Proteggere dal morbo di Parkinson, grazie alla presenza della caffeina.
  • Proteggere dall’insufficienza cardiaca.
  • Gli antiossidanti, contenuti nel caffè, possono aiutare a liberare il corpo dai radicali liberi.
  • Alcuni ricercatori sostengono che il caffè ridurrebbe il rischio di contrarre malattie del fegato.

Detto questo, vogliamo concludere questo nostro tour dedicato alla giornata internazionale del caffè con un grande scrittore, attore e poeta napoletano: Eduardo De Filippo.

De Filippo diceva: “Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la devo fare io stesso, con mani”.

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