
Eremo di San Bartolomeo in Legio in Abruzzo, il rifugio incastonato nella roccia
Quest’oggi, care e cari Happyagers, siamo di ritorno in una terra a noi tanto cara: l’Abruzzo. In particolare, ci teniamo davvero tanto a farvi scoprire un’altra perla rara di questa magnifica regione.
Siete pronti? Bene, ora immaginate di essere immersi nel verde più incontaminato, di essere accarezzati dal dolce fruscio delle fronde degli alberi e di essere cullati dai dolci suoni della natura.
Adesso alzate lo sguardo verso il cielo, perché a circa 700 metri di altezza, tra le ripide ed imponenti montagne abruzzesi, scorgerete, un po’ timido e recondito, una scultura tra le più sensazionali che abbiate mai visto scolpite nella roccia: l’Eremo di San Bartolomeo in Legio.
Dove si trova l’Eremo di San Bartolomeo in Legio
L’Eremo di San Bartolomeo in Legio si trova nel piccolo borgo di Roccamorice in provincia di Pescara, più precisamente nel cuore pulsante della regione, e a sua volta nel cuore del Parco della Majella e del Parco del Morrone.
Vi accorgerete immediatamente che in questo luogo a far da padrona è la pace più assoluta.
Dunque se siete alla ricerca di un’esperienza dove la tranquillità è l’ingrediente principale, allora siete nel posto giusto.
L’eremo di San Bartolomeo in Legio è infatti un luogo dove regna la pace dei sensi più assoluta.
Ogni anno sono in molti i visitatori che si avventurano tra le antiche mulattiere dello sperone di San Bartolomeo, non solo per ammirarlo, ma soprattutto per ricercare tranquillità e serenità.
Questo fantastico eremo incastonato nella roccia è da sempre un luogo dedito alla preghiera ed alla meditazione.
Fu infatti scavato proprio per accogliere e proteggere tutti quei gruppi di monaci eremiti in cerca di un rifugio. Così, in origine, gli eremi svolgevano una vera e propria funzione difensiva.
Vediamo allora di scoprire qualcosa in più riguardo la storia dell’eremo di San Bartolomeo.
La storia dell’Eremo di San Bartolomeo
Secondo alcune testimonianze sembra che l’eremo di San Bartolomeo fosse abitato già nel VI secolo da alcuni monaci eremiti fuggiti dalla Sicilia per scampare ai tentativi di invasione della regione.
Da qui, il culto di San Bartolomeo venne associato proprio agli eremiti siciliani in fuga dall’isola, i quali trovarono così il loro porto sicuro sullo sperone roccioso della Majella.
Attorno allo stesso periodo, all’eremo venne annessa anche una piccola cappella dedicata proprio al Santo protettore Bartolomeo.
Pietro da Morrone ed il restauro dell’eremo di San Bartolomeo
Successivamente, intorno all’anno 1250 ca., Pietro da Morrone, questo il suo nome di battesimo prima che venisse eletto “Papa Celestino V”, avviò una serie di lavori di restauro dell’eremo.
Il futuro Pontefice trovò sull’Eremo di San Bartolomeo il luogo perfetto dove raccogliersi in meditazione, tanto che nel 1274, dopo essere ritornato da Lione per ottenere da Papa Gregorio X il riconoscimento della sua Congregazione dei celestini, fece dello sperone di San Bartolomeo la sua casa per due lunghi anni.
Ma dopo due anni vissuti in assoluta pace e silenzio, Pietro da Morrone iniziò a vedere quel suo mondo incontaminato pian piano venir macchiato dalla presenza sempre più costante di pellegrini che, attirati dalla sua crescente fama, accorrevano incuriositi sul monte.
Pietro decise allora di lasciare il suo amato eremo. Trovò la sua nuova casa nell’Eremo di San Giovanni, sicuramente un altro degli Eremi Celestiniani più sensazionali della regione.
Tuttavia, nonostante sia diventato luogo di pellegrinaggio, l’eremo di San Bartolomeo in Legio è giunto fortunatamente ai giorni nostri, immutato dopo gli interventi di restauro di Pietro da Morrone.
La Cappella dell’eremo e gli affreschi
Potrete infatti ammirare, oltre alla cappella, anche l’oratorio dell’eremo, anche quest’ultimo quasi totalmente scavato tra le pareti della montagna.
Una volta entrati, immediatamente sulla porta, potrete ammirare l’ affresco del Cristo e della Vergine Maria.
L’altare cinquecentesco
Non solo. Proseguendo, noterete anche un altare costruito attorno al 500 con annessa una nicchia nella quale è riposta la piccola statua lignea ottocentesca di San Bartolomeo, che i devoti della zona sono soliti chiamare “Lu Sandarell”, cioè “Il piccolo Santo”, proprio per le dimensioni contenute della statua.
Ogni anno, il 25 di agosto, gli abitanti di Roccamorice sono soliti celebrare San Bartolomeo portando in processione la statua del Santo, partendo dall’eremo e giungendo fino alla chiesa del paese.
Eremo di San Bartolomeo alcune curiosità
L’eremo di San Bartolomeo, con il suo aspetto misterioso ed austero, non è di certo esente da storie e leggende. Attorno a questo sperone roccioso aleggia, infatti, una leggenda molto curiosa.
Scopriamo di cosa si tratta. Non vi abbiamo detto che sulla parete rocciosa del Vallone scorre il torrente Capo La Vena, nei pressi del quale è presente la sorgente di San Bartolomeo, meglio conosciuta come la “Sorgente del Catenaccio”, il cui nome evoca con esattezza il serramento in ferro di una porta.
La leggenda della Sorgente del Catenaccio
Si racconta che un giorno il caldo torrido, particolarmente incessante, colse alla sprovvista un eremita giunto sull’eremo, il quale, ormai stanco e disidratato, preso dalla disperazione, afferrò il chiavistello del portone dell’eremo e lo scaraventò con veemenza contro la roccia.
Il chiavistello rimase impresso su di essa e in quel preciso istante, da quel punto esatto, iniziò a scorrere un filo d’acqua limpida e freschissima, che ancora oggi sgorga dal monte.
Come raggiungere l’Eremo di San Bartolomeo
Cari amici, più volte vi abbiamo messi alla prova con ripidi sentieri e lunghe camminate, come per esempio la scalinata della Sacra di San Michele in Piemonte, oppure il sentiero che porta a Bagnoli del Trigno.
Ma siamo sicuri che anche oggi riuscirete in questa impresa.
Prima di partire assicuratevi di avere ai piedi delle scarpe piuttosto comode, una bella bottiglia d’acqua e un bel fiato, soprattutto se scegliete i periodi più caldi per visitarlo.
Una volta giunti in cima, oltre ad ammirare la spettacolare vista sulla vallata, avvertirete immediatamente uno straordinario senso di pace e tranquillità.
Ma questo non è tutto.
Durante la scalata sarete completamente immersi nella natura più pura e selvaggia ed avrete la possibilità di imbattervi in alberi secolari, capanne e muretti in pietra.
È possibile raggiungere l’eremo di San Bartolomeo attraverso due sentieri:
- Il sentiero che da Roccamorice sale verso la Maielletta;
- Il sentiero della Valle Giumentina.
Non temete, in entrambi i casi si tratta di sentieri adatti anche ai meno esperti e percorribili in circa 40 minuti di cammino.
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