Guida ai dolci tipici di Natale italiani regione per regione
Quanta magia e soprattutto quanta dolcezza si respira nell’aria, e non solo. In questo periodo in giro per i mercatini, per i negozi, per le fiere, ma anche in televisione, sui ricettari e soprattutto nelle cucine di tutti noi, si preparano manicaretti di ogni tipo, ma i veri protagonisti delle feste sono sicuramente i dolci.
I classici come pandoro, panettone e torrone vanno sicuramente per la maggiore, ma quest’oggi vogliamo deliziarvi anche con tanti altri dolci natalizi, sicuramente meno conosciuti ma altrettanto golosi.
Dunque, care e cari Happy Agers, cosa ne dite di accompagnarci in questo viaggio culinario alla scoperta di quali sono i dolci tipici di Natale che si preparano in ogni regione d’italia?
Ed allora partiamo subito per questa scorpacciata di dolcezza.
I dolci tipici di Natale italiani
Regione che vai usanza che trovi. Da nord a sud, ogni regione propone i propri dolci tipici di Natale. Alcuni fatti con pochi e semplici ingredienti come uova, zucchero, latte e farina, altri decisamente più complessi arricchiti di frutta secca, glasse, canditi e creme di ogni gusto.
Ma iniziamo questo mostro tour regionale dei dolci natalizi.
Il milanese panettone
Partiamo questo nostro tour con un classico dei dolci tipici di Natale, ovvero, dal milanese panettone, un impasto decisamente semplice a base di acqua, lievito madre, sale, vaniglia, zucchero, uova, farina, latte, burro ed arancia. Ma nel panettone i veri protagonisti sono uvetta sultanina e canditi. Questi ultimi sono spesso motivo di discordia tra coloro a cui piacciono e coloro che invece proprio non li tollerano.
Anche se ormai ne esistono diverse versioni, il vero panettone dalla forma a cupola resta quello con i canditi. Ma quando fu inventato il panettone?
Questo dolce, arrivò per caso in occasione della vigilia di Natale del XV secolo, nelle cucine di Ludovico il Moro.
Il Pan del Toni
Si racconta che un garzone, a servizio di Ludovico il Moro a Milano, chiamato Toni, per salvare il pranzo della vigilia di Natale sostituì il dolce bruciato del cuoco con del pane condito per caso con della frutta secca. La ricetta del panettone conquistò inaspettatamente la corte, al punto che il nuovo dolce venne poi replicato e chiamato “Pan del Toni”, da qui “panettone”.
I milanesi mangiano il panettone anche la mattina del 3 febbraio, per assicurarsi la protezione di san Biagio dal mal di gola.
Il Veneto Pandoro
Dal panettone passiamo ad un altro classico, nonché, da sempre suo acerrimo nemico: il veneto pandoro. Pandoro contro panettone, una rivalità questa che, da quando si ha memoria, non cessa ancora di esistere.
A differenza del panettone, il pandoro è fatto da una sola pasta al profumo di vaniglia, fatta con lievito madre, lievito di birra, uova, burro e zucchero a velo, inoltre, il pandoro, richiede una lavorazione decisamente più lunga, almeno tre impasti per dare forza al lievito madre.
Ogni fase inoltre, richiede un’attenzione che non ammette sbagli. Il dosaggio degli ingredienti deve essere di una precisione maniacale, così come i diversi passaggi e le ore di lievitazione. Ma quel che rende così goloso il pandoro, sicuramente preferito anche dai vostri nipoti, è la generosa spolverata di zucchero a velo che si mette prima di mangiarlo.
Il piemontese Tronchetto di Natale
Restiamo sempre al nord Italia, per scoprire un altro dolce di Natale decisamente molto goloso, ovvero, il piemontese Tronchetto di Natale.
Si tratta di un soffice rotolo, che ricorda proprio quello di un tronchetto, fatto con farina, uova, fecola, lievito, burro e zucchero. Ma la vera delizia è la copertura, fatta con una crema a base di marroni, mascarpone, cacao, brandy e panna montata.
Per creare l’effetto della corteccia del tronco si prende una semplice forchetta e con i rebbi si incide la copertura.
Questo dolce natalizio è stato realizzato in virtù di un’usanza molto sentita in Piemonte. È tradizione la notte di Natale, far bruciare nel camino delle proprie abitazioni, un grosso tronco di castagno o quercia in segno di buon augurio. Ecco che da qui prende il nome il tipico dolce piemontese.
Il Mecoulin, Valdostano
Dal Piemonte ci spostiamo nella vicina Valle d’Aosta per scoprire un altro dolce tipico della tradizione di Natale di questa regione, ovvero, il Mecoulin.
Questo dolce è strettamente legato al territorio dov’è nato. Tipico della valle di Cogne, il Mecoulin lo si può acquistare quasi esclusivamente a Cogne o in poche pasticcerie della Vallée. Si tratta di un pane soffice fatto con farina, burro, latte, zucchero, panna, uova, uvette e scorze di limone, glassato poi con il miele per rendere la superficie lucida.
Il vero mecoulin va fatto esclusivamente con latte e burro proveniente dagli alpeggi della Val di Cogne, così da trasferire nell’impasto tutti i profumi del territorio.
Anche la sua storia è molto affascinante. Un tempo le famiglie usavano cuocere il Mecoulin nei forni comuni dando vita ad una vera e propria festa per stare insieme e aspettare il Natale.
Zelten, Trentino Alto Adige.
Dalle Alpi della Valle D’Aosta, ci spostiamo tra le Alpi del Trentino per scoprire il Zelten, una di pane dolce fruttato, tipico del Sud Tirol, a base di farina di frumento, farina di segale, di frutta secca e frutta disidratata.
Dall’aspetto più simile ad una torta che ad un pan dolce, lo zelten viene decorato con tante mandorle, da disporre ad esempio forma di fiore, cuoricini, cerchietti etc, etc. La cura nella decorazione, nasce dall’usanza di regalarlo solo in occasioni speciali come appunto il Natale o i matrimoni. Questo perché, pur trattandosi di un dolce dalle antiche origini contadine, lo Zelten, era ed è ancora oggi un dolce fatto con ingredienti preziosi come la frutta secca.
Un’altra tradizione legata allo zelten è quella di prepararlo in prossimità di Santa Lucia, il 13 dicembre, per poi essere mangiato a Natale, dal momento che prima di essere consumato deve riposare per almeno 10 giorni.
Il Gubana del Friuli Venezia Giulia
Dal Trentino ci spostiamo nel vicino Friuli, per scoprire un altro dolce ricco di frutta secca. Stiamo parlando del Gubana, un impasto dolce lievitato ripiena di noci, nocciole e pinoli. Il dolce è nato nella zona delle valli di Natisone, a pochi chilometri a est di Udine, e ha un’origine antichissima che risale al lontano 1400: da allora la ricetta è rimasta invariata.
Il genovese Pandolce
Il meucolin, come vi abbiamo accennato prima, ricorda anche il genovese Pandolce detto anche panettone genovese. Vediamo di cosa si tratta. Anche il Pandolce è fatto con uvetta, canditi e pinoli. Si tratta anche questo di un dolce lievitato, di cui esistono due versioni: la versione bassa e la versione alta.
Quella alta è la versione più antica, ottenuta con una lievitazione naturale con tempi di preparazione molto lunghi, mentre, la versione “bassa” è nata solo alla fine del 1800. Grazie, infatti, alla scoperta dei lieviti chimici, il pane era sicuramente molto più facile da preparare.
Il pandolce genovese è anch’esso legato ad una tradizione locale.
Secondo la tradizione è il più giovane di casa a dover portare in tavola in pandolce, assieme ad un rametto di alloro, simbolo di fortuna e benessere, da consegnare rigorosamente al più anziano della tavola, il quale, dovrà poi a sua volta tagliarlo e distribuirlo tra i commensali. Sempre secondo la tradizione, bisognava mettere da parte due fette: una fetta per il primo povero che avrebbe suonato alla porta ed un’altra per il giorno di San Biagio (3 febbraio).
L’emiliano Panspeziale o Certosino
Ed eccoci a gustare un altro dolce tipico di Natale davero il golosissimo, tipico della cucina bolognese: il panspeziale o certosino. Si tratta di un dolce fatto con mandorle, pinoli, cioccolato fondente e canditi. Questo dolce dalle antiche origini, risale infatti al Mediovevo, quando a prepararlo erano i farmacisti detti speziali, successivamente Certosini.
Il Pan Forte Toscano
Ci spostiamo nelle regioni del centro per scoprire altri dolci tipici natalizi. In Toscana troviamo ad esempio il Panforte. L’originale ricetta dei 1000 era preparata dagli speziali per i nobili, i ricchi e il clero, poiché conteneva ingredienti molto costosi per l’epoca come arancia, cedro, melone, mandorle e spezie. Conosciuta anche la ricetta del panforte Margherita, arricchito con cacao e presentato alla regina nel 1879. A vantarne le origini, in entrambi i casi, sono i senesi.
Bostrengo marchigiano
Altro dolce molto simile al panforte toscano, è il bostrengo marchinano, il quale contiene frutta secca e candita e cereali come riso, orzo e farro perlati. Anticamente era chiamato “svuota credenza” perché veniva preparato con gli avanzi. Negli anni si è arricchito con ingredienti quali il cacao, il miele e il rhum.
Il torciglione Umbro
Tipico della regione Umbria è invece il torciglione, un simpatico serpentello da preparare assieme ai vostri nipoti. Il torciglione umbro è un dolce tipico della zona di Perugia e del lago Trasimeno, preparato soprattutto in occasione del Natale.
Prende il nome dalla sua forma a spirale che ricorda quella di un serpentello, da decorare a proprio piacimento con ciliegie candite, mandorle, uva passa, pinoli, chicchi di caffè e codette colorate.
L’ingrediente principe sono le mandorle che, unite a uova, scorza di limone, zucchero, brandy e farina, creano una combo perfetta a cui è impossibile resistere.
Le origini del torciglione umbro sono davvero molto antiche e risalgono al medioevo. Oggetto di discussione è la sua forma a spirale, attorno alla quale aleggiano diverse leggende.
Si racconta ad esempio che gli alti prelati del papa, arrivati in visita di venerdì, dopo un lungo viaggio invernale, chiesero di poter mangiare del pesce. Le suore del lago Trasimeno, non potendoli accontentare a causa di una brutta gelata, fecero di necessità virtù. Così, la monaca cuciniera, con gli ingredienti a disposizione nella dispensa, creò dal nulla un dolce al quale diede proprio la forma delle “anguille del lago”.
Il Parrozzo abruzzese
Ci spostiamo nella vicina Abruzzo, per scoprie uno dei dolci abruzzesi più rinomati delle feste di Natale.
Tra i tanti vogliamo parlarvi del “parrozzo” che consiste in una torta a forma di cupola, ricoperta di cioccolato fondente ed una morbida mollica di mandorle. Questo dolce è davvero molto antico, pensate che venne creato per la prima volta nel 1920 da Luigi D’Amico, un pasticcere pescarese, che volle creare un dolce che assomigliasse al pane rozzo della tradizione:
- Il cioccolato fondente come copertura per ricordare la crosta scura del pane;
- L’interno giallo (dato dall’uso delle uova) per ricordare lo stesso colore della mollica delle pagnotte mangiate dai contadini;
- Le mandorle tritate per riprendere la stessa consistenza del pane.
Si racconta che il primo ad assaggiare questo dolce fu Gabriele D’annunzio, il quale lo apprezzò talmente tanto da scrivere “La canzone del parrozzo”.
Pangiallo laziale
Dalla Roma Imperiale a oggi, questo dolce veniva preparato nel giorno del solstizio d’inverno come buon auspicio per il ritorno delle lunghe e miti giornate di sole. Anche in questo dolce natalizio si ritrovano frutta secca, uvette e canditi. Il colore giallo è dato dalla miscela di farina, olio e zafferano con cui si spennella la pagnotta prima di infornarla.
Struffoli campani
Ed eccoci arrivati nel sud Italia, dove i dolci a Natale non possono mai mancare. Approdiamo in Campania per farvi conoscere gli struffoli.
Nati a Napoli, sono delle piccole palline di pasta di farina, zucchero, uova e strutto cotte al forno o fritte in padella, servite con pezzetti di frutta candita, miele e pezzetti di zucchero. Le sue origini risalgono alla Magna Grecia quando già esistevano i loukumades.
I Caragnoli al miele molisani
Dopo gli struffoli è la volta dei caragnoli al miele molisani.Nel Cinquecento compaiono queste gustose frittelle a forma di elica preparate con uova, farina e olio e poi intinte nel miele.
Calzoncelli lucani
Anche la Basilicata ha le sue tradizioni in fatto di dolci tipici di Natale. Uno su tutti i calzoncelli lucani.
Una sorta di ravioli fritti ripieni con crema di ceci, cioccolato o castagne lesse, solitamente ricoperti da vino rosso fatto in casa o dall’Aglianico. Originari della zona di Potenza, si sono diffusi in tutta la regione nel Cinquecento.
Le Cartellate pugliesi
Dopo la Basilicata, vediamo qual è il dolce pugliese natalizio più diffuso: le cartellate. Si tratta di sfoglie di farina, uova e zucchero, servite con l’aggiunta di vincotto o miele. Le cartellate risalgono al VI secolo a.C. e durante la diffusione del cristianesimo assunsero una valenza religiosa, rappresentando l’aureola o le fasce che avvolsero Gesù bambino e la corona di spine della Crocefissione.
Nepitelle calabresi
Dopo la Puglia è la volta della Calabria. Se fate un giro in questo periodo in questo in questa regione, trovete sicuramente le nepitelle calabresi, tipiche delle province di Catanzaro e Crotone. Queste mezzelune ripiene variano a seconda delle zone: noci, fichi secchi, mandorle, liquore Strefa, cacao e cioccolato fondente, miele… Il nome deriva dal latino nepitedum, termine che indica la palpebra degli occhi. Le Nepitelle ricordano, infatti, un occhio chiuso.
E le isole? Anche loro hanno i loro dolci tipici di Natale.
Seadas sardo
Iniziamo con la Sardegna. Un dolce tipico delle feste natalizie è il seadas.
Per i sardi questi dolcetti fritti con pecorino e miele, che si trovano tutto l’anno, sono tipicamente natalizi. Hanno origine spagnola e si sono diffusi nel Cinquecento nelle zone della Barbagia e del Loguodoro.
Il Buccellato siciliano
Dopo la Sardegna approdiamo in Sicilia, per assaggiare il buccelllato. Nato a Palermo, questo dolce di pasta frolla viene farcito con fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d’arancia e altri ingredienti che variano a seconda delle zone in cui viene preparato. Questa ciambella, chiamata anche Cucciddatu, è considerata l’evoluzione del panificatus, dolce tipico preparato dai romani.
Termina così il nostro tour alla scoperta di quali dolci tipici di Natale si preparano regione per regione. Davvero un’incredibile scorpacciata di dolcezza.
E voi quali dolci siete soliti preparare a Natale?
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